lunedì 17 novembre 2025

Due mila euro per la sanità italiana: un colpo durissimo per gli italiani nei Caraibi e in America Latina


La Camera dei Deputati ha iniziato l’esame della proposta di legge che prevede un contributo obbligatorio di 2.000 euro annui, non frazionabili, per i cittadini AIRE residenti in Paesi extra-UE non aderenti all’EFTA che vogliono mantenere il diritto all’assistenza sanitaria italiana.

Chi non paga, viene messo in mora e si vede sospesa la copertura sanitaria in Italia.

Questa notizia, forse passata inosservata tra i residenti in Europa, è invece di enorme importanza per le comunità italiane della Repubblica Dominicana, dei Caraibi e dell’America Latina.

Qui 2.000 euro non sono una cifra “simbolica”

In Repubblica Dominicana, lo stipendio medio mensile oscilla tra 200 e 500 dollari.
In altri Paesi dell’area caraibica e latinoamericana anche meno.
Chiedere 2.000 euro l’anno a un italiano che vive qui significa, concretamente, imporre un contributo pari a quattro-otto stipendi interi.

Una somma che moltissimi non possono permettersi senza sacrifici enormi.
E che può trasformarsi in un fattore di esclusione.

Rischio concreto: italiani messi in mora e senza tutela sanitaria

La proposta parla chiaro: chi non versa il contributo viene messo in mora e perde l’accesso alle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale.
Per tanti italiani nei Caraibi, ciò significa trovarsi di fronte a un bivio ingiusto:

  • pagare una cifra proibitiva

  • o perdere il diritto alla sanità italiana, diritto che fino a oggi era garantito

Questo crea una cittadinanza sanitaria a due velocità:
Zero costi per chi vive nell’Unione Europea; 2.000 euro l’anno per chi vive a Santo Domingo, a Santiago, a Punta Cana, a Samaná, a Caracas, a Bogotá o a Managua.

Una normativa che non rispecchia la vita reale degli emigrati

Molti italiani residenti nella RD o nei Caraibi non vivono con stipendi “occidentali”.
Altri lavorano in attività locali che garantiscono redditi più modesti rispetto all’Europa.

Chiedere un contributo uniforme di 2.000 euro significa ignorare completamente la realtà economica di queste comunità.

Serve una revisione urgente

L’Italia dovrebbe adottare criteri più realistici e umani:

  • contributo proporzionato al reddito o al Paese di residenza

  • esenzioni per pensionati, studenti, famiglie

  • convenzioni bilaterali con Paesi dove vivono comunità italiane numerose

Sono misure che permetterebbero di garantire equità senza gravare in modo insostenibile sugli italiani all’estero.

La proposta di legge nasce forse con buone intenzioni, ma nella sua forma attuale rischia di diventare una misura profondamente iniqua.
Per gli italiani della Repubblica Dominicana e dei Caraibi, 2.000 euro l’anno non sono una “quota sanitaria”: sono un ostacolo quasi insormontabile.

Se vogliamo mantenere viva la relazione fra Italia e la sua diaspora nei Caraibi, serve una politica che tenga conto della realtà economica dei nostri connazionali.
L’Italia non può permettersi di perdere il legame con chi, pur vivendo lontano, continua a portare la propria italianità nel mondo.


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