Molti connazionali residenti a Santo Domingo, Las Terrenas o Punta Cana si saranno chiesti perché una bottiglia di vino italiano arrivi sugli scaffali con un prezzo così alto rispetto all’Italia. Non si tratta di “discriminazioni” contro i nostri prodotti, bensì di un sistema fiscale complesso che grava sugli alcolici importati, a prescindere dal Paese di origine.
I tre livelli di tassazione
Quando un importatore introduce una bottiglia di vino in Repubblica Dominicana, deve affrontare tre diversi tipi di imposta:
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Dazio doganale
Il vino imbottigliato paga un dazio medio del 20% sul valore CIF (costo + assicurazione + trasporto). - 
Impuesto Selectivo al Consumo (ISC)
È una tassa specifica sugli alcolici che si compone di due parti:- 
Quota specifica: da ottobre a dicembre 2025 è fissata in RD$ 745,60 per litro di alcol assoluto.
Una bottiglia da 0,75 L al 12% vol equivale a circa RD$ 67 solo di ISC specifico. - 
Quota ad valorem: pari al 10% del prezzo di vendita suggerito al pubblico (PVP).
 
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ITBIS (IVA locale)
Su quasi tutti i beni di consumo, inclusi gli alcolici, si applica un’IVA del 18%, calcolata anche sul valore dei tributi precedenti. 
Un esempio concreto
Supponiamo che un importatore compri una bottiglia di vino italiano dal costo CIF di US$ 5.
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Al momento dell’arrivo in dogana, aggiungerà US$ 1 di dazio (20%).
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Poi scatterà l’ISC (sia quota fissa che percentuale) che può aggiungere altri RD$ 70–80 a bottiglia.
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Infine, l’IVA del 18% si calcola sull’importo totale già aumentato.
 
Il risultato è che una bottiglia che parte a 5 dollari, dopo tasse e margini commerciali, può facilmente arrivare a US$ 12–15 sullo scaffale dominicano.
Il prezzo elevato del vino italiano in Repubblica Dominicana non è frutto della somma di dazio, imposta selettiva e IVA. Un sistema fiscale che, di fatto, rende il consumo di alcolici importati molto più costoso rispetto ad altri mercati.

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