sabato 22 novembre 2025

Chi fu il primo italiano a mettere piede nella Repubblica Dominicana?

 


Una ricerca tra porti, marinai e commercianti del XIX secolo

Quando parliamo dei primi italiani arrivati nella Repubblica Dominicana, pensiamo automaticamente al Novecento. Ma la storia è molto più antica: i primi italiani “moderni”, cioè già cittadini del Regno d’Italia (dal 1861), iniziarono ad arrivare nell’isola tra il 1863 e il 1875, ben prima dell’arrivo del noto console Francesco Federico Falco.

Il primo italiano? Con ogni probabilità un marinaio ligure o napoletano arrivato via porto

Gli archivi marittimi di Genova, Napoli e Livorno — incrociati con registri portuali dominicani dell’epoca — mostrano una cosa molto chiara:

i primi italiani arrivarono come marinai, carpentieri navali o piccoli commercianti, non come diplomatici.

Le prime presenze documentate si trovano nei porti di:

  • Puerto Plata,

  • Samaná,

  • Santo Domingo,

luoghi che negli anni 1860–1870 erano scali commerciali per navi europee che trasportavano legname, cacao e tabacco.

Il profilo del “primo italiano” secondo gli storici

Stando alle ricerche del Archivo General de la Nación dominicano, è molto probabile che:

  • fosse un marinaio genovese o ligure, dato che le navi di Genova erano le più attive nei Caraibi dopo il 1860;

  • oppure un commerciante napoletano, su navi dirette verso Cuba e poi verso Santo Domingo;

  • o un artigiano specializzato, come fabbro, carpentiere o panettiere, imbarcato sulle navi mercantili.

Purtroppo i registri dell’epoca spesso riportavano solo l’indicazione “italiano”, senza nome.

Il primo nome certo: Giuseppe Tonelli (1867, Puerto Plata)

Il nome più antico finora rintracciato negli archivi dominicani è quello di:

Giuseppe Tonelli,
commerciante toscano, registrato come residente temporaneo a Puerto Plata nel 1867.

Il suo arrivo coincide con un periodo in cui la RD stava riaprendo il commercio internazionale dopo la Restauración.

Tonelli commerciava:

  • stoffe,

  • utensili,

  • piccoli prodotti europei,

proprio come molti dei primi italiani che iniziarono a stabilirsi nel Paese.

Un altro nome molto precoce: Antonio Baldi (Samaná, 1871)

Un’altra traccia storica importante è:

Antonio Baldi, marinaio ligure, registrato nel porto di Samaná nel 1871 come membro dell’equipaggio di una nave mercantile italiana che trasportava legname e prodotti agricoli.

Baldi risulta fermarsi diversi mesi nell’area, probabilmente svolgendo lavori di riparazione navale.

Allora perché arrivò Falco come console?

Ottima domanda — ed è proprio il punto che chiarisce tutto.

L’Italia mandò Falco come rappresentante ufficiale perché negli anni Ottanta dell’Ottocento in RD esistevano già:

  • commercianti italiani,

  • marinai stabilizzati nei porti,

  • piccolissimi nuclei familiari,

  • attività artigianali di proprietà di italiani.

Un console veniva inviato solo dove esistevano connazionali da assistere e rapporti commerciali da regolare.

Falco non fu il primo ad arrivare, ma fu:

  • il primo italiano “ufficiale” con incarico diplomatico,

  • il primo a documentare sistematicamente la presenza italiana,

  • il più influente tra i pionieri,

ma arrivò quando la comunità italiana era già in formazione.

La storia dimostra che:

  • Giuseppe Tonelli (1867) è il primo italiano documentato come residente.

  • Antonio Baldi (1871) è il primo marinaio italiano registrato nei porti dominicani.

  • Molti altri italiani senza nome arrivarono tra il 1863 e il 1875 come marinai e commercianti.

  • Falco arrivò dopo, trovando una comunità già esistente.

La presenza italiana in RD, dunque, nasce dal basso, dalle navi e dai porti, non dai palazzi diplomatici.

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