Una ricerca tra porti, marinai e commercianti del XIX secolo
Quando parliamo dei primi italiani arrivati nella Repubblica Dominicana, pensiamo automaticamente al Novecento. Ma la storia è molto più antica: i primi italiani “moderni”, cioè già cittadini del Regno d’Italia (dal 1861), iniziarono ad arrivare nell’isola tra il 1863 e il 1875, ben prima dell’arrivo del noto console Francesco Federico Falco.
Il primo italiano? Con ogni probabilità un marinaio ligure o napoletano arrivato via porto
Gli archivi marittimi di Genova, Napoli e Livorno — incrociati con registri portuali dominicani dell’epoca — mostrano una cosa molto chiara:
i primi italiani arrivarono come marinai, carpentieri navali o piccoli commercianti, non come diplomatici.
Le prime presenze documentate si trovano nei porti di:
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Puerto Plata,
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Samaná,
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Santo Domingo,
luoghi che negli anni 1860–1870 erano scali commerciali per navi europee che trasportavano legname, cacao e tabacco.
Il profilo del “primo italiano” secondo gli storici
Stando alle ricerche del Archivo General de la Nación dominicano, è molto probabile che:
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fosse un marinaio genovese o ligure, dato che le navi di Genova erano le più attive nei Caraibi dopo il 1860;
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oppure un commerciante napoletano, su navi dirette verso Cuba e poi verso Santo Domingo;
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o un artigiano specializzato, come fabbro, carpentiere o panettiere, imbarcato sulle navi mercantili.
Purtroppo i registri dell’epoca spesso riportavano solo l’indicazione “italiano”, senza nome.
Il primo nome certo: Giuseppe Tonelli (1867, Puerto Plata)
Il nome più antico finora rintracciato negli archivi dominicani è quello di:
Giuseppe Tonelli,
commerciante toscano, registrato come residente temporaneo a Puerto Plata nel 1867.
Il suo arrivo coincide con un periodo in cui la RD stava riaprendo il commercio internazionale dopo la Restauración.
Tonelli commerciava:
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stoffe,
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utensili,
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piccoli prodotti europei,
proprio come molti dei primi italiani che iniziarono a stabilirsi nel Paese.
Un altro nome molto precoce: Antonio Baldi (Samaná, 1871)
Un’altra traccia storica importante è:
Antonio Baldi, marinaio ligure, registrato nel porto di Samaná nel 1871 come membro dell’equipaggio di una nave mercantile italiana che trasportava legname e prodotti agricoli.
Baldi risulta fermarsi diversi mesi nell’area, probabilmente svolgendo lavori di riparazione navale.
Allora perché arrivò Falco come console?
Ottima domanda — ed è proprio il punto che chiarisce tutto.
L’Italia mandò Falco come rappresentante ufficiale perché negli anni Ottanta dell’Ottocento in RD esistevano già:
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commercianti italiani,
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marinai stabilizzati nei porti,
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piccolissimi nuclei familiari,
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attività artigianali di proprietà di italiani.
Un console veniva inviato solo dove esistevano connazionali da assistere e rapporti commerciali da regolare.
Falco non fu il primo ad arrivare, ma fu:
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il primo italiano “ufficiale” con incarico diplomatico,
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il primo a documentare sistematicamente la presenza italiana,
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il più influente tra i pionieri,
ma arrivò quando la comunità italiana era già in formazione.
La storia dimostra che:
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Giuseppe Tonelli (1867) è il primo italiano documentato come residente.
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Antonio Baldi (1871) è il primo marinaio italiano registrato nei porti dominicani.
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Molti altri italiani senza nome arrivarono tra il 1863 e il 1875 come marinai e commercianti.
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Falco arrivò dopo, trovando una comunità già esistente.
La presenza italiana in RD, dunque, nasce dal basso, dalle navi e dai porti, non dai palazzi diplomatici.

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