Las Terrenas è un luogo unico nella Repubblica Dominicana. Una comunità internazionale fatta di italiani, francesi, canadesi, tedeschi e latinoamericani convive quotidianamente con la popolazione dominicana locale. Migliaia di residenti stranieri hanno scelto di vivere qui, investendo risparmi, aprendo imprese, acquistando case, creando lavoro e contribuendo in modo significativo all’economia della zona. È una realtà mista, vibrante, multiculturale. Ma questo equilibrio non sempre funziona bene.
Un’economia che corre grazie agli stranieri, ma una gestione che resta locale
È un dato evidente: la crescita di Las Terrenas si deve in gran parte alla presenza straniera. I maggiori investimenti immobiliari, la ristorazione, molti servizi turistici, scuole internazionali, hotel boutique e attività artigianali nascono da iniziative private avviate da residenti venuti da fuori. Questa spinta economica genera occupazione, aumenta il valore immobiliare e porta modernità.
Eppure, a gestire il territorio — strade, urbanistica, permessi, rifiuti, infrastrutture — è esclusivamente l’amministrazione locale dominicana. Fin qui nulla di anomalo: è normale che un Paese governi se stesso. Il problema nasce quando la gestione pubblica non è all’altezza della complessità economica che Las Terrenas ha ormai raggiunto.
Molti residenti, dominicani e stranieri, lamentano scelte urbanistiche incoerenti, mancanza di pianificazione, infrastrutture insufficienti, decisioni politiche poco trasparenti o poco partecipate. Errori che ricadono su tutti: sui dominicani della zona, e anche su coloro che qui hanno investito una parte importante della loro vita.
Il tabù del dialogo: quando il confronto diventa sospetto
Uno dei punti più delicati è la difficoltà nel creare un dialogo autentico tra stranieri residenti e istituzioni locali. In molte occasioni, quando un residente propone soluzioni, idee o consigli — spesso basati su esperienze maturate in altri Paesi — la risposta è un secco:
“Se non ti piace, torna al tuo Paese.”
Una frase che pesa doppiamente:
– perché arriva dopo anni di contributi economici reali;
– perché trasforma un suggerimento costruttivo in un attacco identitario.
Eppure è evidente che chi vive qui, sia dominicano che straniero, ha lo stesso obiettivo: un territorio più funzionale, sicuro e ben amministrato. Le idee non hanno passaporto: se sono buone, migliorano la vita di tutti.
Due comunità che vivono insieme… ma non decidono insieme
Las Terrenas è economicamente internazionale, ma politicamente locale.
E questo crea un paradosso:
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chi sostiene gran parte dell’economia non ha voce nelle decisioni;
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chi prende le decisioni spesso non ha esperienza in modelli di sviluppo turistico avanzati;
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e quando queste due realtà non comunicano, la città si muove a scatti, spesso nella direzione sbagliata.
È una dinamica globale, che si osserva in molte destinazioni turistiche: economia internazionale + governance locale = convivenza spesso complicata.
Il rischio: perdere ciò che rende speciale Las Terrenas
Se la pianificazione continua a essere frammentata, se le infrastrutture non migliorano, se il dialogo resta bloccato, il rischio è concreto: Las Terrenas sta diventando una località meno attrattiva, più caotica, più cara e meno vivibile.
Gli stranieri potrebbero ridurre gli investimenti o scegliere altri luoghi dei Caraibi. I dominicani perderebbero parte del motore economico che negli ultimi vent’anni ha trasformato la zona, creando lavoro e opportunità.
Come far valere il “potere straniero” in modo legittimo, efficace e costruttivo
Gli stranieri residenti muovono l’economia di Las Terrenas più di quanto non si dica apertamente. Ma il loro “potere” resta frammentato, informale, disperso.
Per essere ascoltati non servono scontri né imposizioni culturali: serve organizzazione.
1. Creare una Asociación de Residentes Extranjeros di Las Terrenas
Un’unica associazione ufficiale, forte e rappresentativa, cambia tutto.
Un ente registrato può dialogare formalmente con il sindaco, partecipare ai cabildos abiertos, presentare proposte protocollate, firmare accordi con il Comune, rappresentare centinaia o migliaia di residenti.
Le amministrazioni ascoltano chi è organizzato, non il singolo.
2. Proporre un Comité Consultivo Internacional
Un organismo tecnico misto, dominicani + stranieri, che analizzi problemi, proponga soluzioni e affianchi il Comune su turismo, ambiente, mobilità, sicurezza.
3. Presentare progetti scritti, tecnici, professionali
Le istituzioni rispettano i documenti formali più delle opinioni personali.
Gli stranieri possono preparare report dettagliati, offrire consulenza tecnica gratuita su urbanistica, ambiente e rifiuti, proporre piani di miglioramento con mappe e studi.
4. Entrare nelle juntas de vecinos
Le associazioni di quartiere sono il canale più potente della politica municipale.
Iscriversi e partecipare significa essere rappresentati, avere peso politico locale, creare ponti con i dominicani.
5. Sostenere candidati dominicani competenti
Gli stranieri non possono candidarsi, ma possono appoggiare candidati seri e aperti al dialogo, contribuire con idee e supporto tecnico, partecipare agli incontri pubblici.
6. Creare un Observatorio Ciudadano misto
Un osservatorio pubblico dominicani + stranieri che monitori ambiente, rifiuti, urbanistica, infrastrutture e qualità dei servizi, con rapporti periodici che diano voce a tutta la comunità.
Il “potere straniero” a Las Terrenas esiste già: è economico, sociale e culturale.
Per diventare ascoltato deve trasformarsi in una presenza organizzata, visibile e riconosciuta, capace di collaborare con la comunità locale e partecipare, in modo legittimo, ai processi che modellano il futuro del territorio.

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