In Repubblica Dominicana siamo migliaia, e ogni anno gli italiani che scelgono di vivere qui aumentano. Non siamo turisti: lavoriamo, investiamo, educhiamo i nostri figli tra due culture. Eppure, a Roma, chi si ricorda davvero di noi?
Secondo l’AIRE, gli italiani residenti all’estero sono oggi oltre 6,3 milioni. Una “regione” più grande della Sicilia o del Veneto. Eppure, quando si parla di diritti, rappresentanza politica, servizi consolari, contiamo meno di tutti.
Fino a qualche anno fa c’era un Ministero per gli Italiani nel Mondo, con una visione chiara e personale politico dedicato. Ora tutto è stato accorpato al Ministero degli Esteri, che ha già mille compiti. Risultato: tempi eterni nei consolati, disservizi, frustrazione.
Un ritorno a un ministero autonomo non è una richiesta di lusso, ma una necessità. Solo così si può coordinare meglio il sostegno agli italiani nel mondo: pensioni, documenti, scuole, promozione culturale, relazioni economiche, sanità, assistenza.
L’Italia ha circa 58 milioni di residenti, di cui molti naturalizzati da altri Paesi (Nord Africa, Europa dell’Est, ecc.) — pienamente italiani, certo.
Ma allora perché chi è nato italiano e ha scelto di vivere altrove, resta penalizzato?
Facciamo due conti: 6,3 milioni all’estero su 64 milioni di cittadini totali = quasi il 10%. Eppure solo 12 deputati e 6 senatori sono eletti all’estero. Un’ingiustizia evidente.
Quante volte ce lo siamo sentiti dire: “Ma voi non pagate le tasse in Italia!”.
È falso. E anche ipocrita. Molti italiani all’estero hanno immobili, pensioni, redditi in Italia e pagano regolarmente. Le tasse italiane coprono servizi pubblici (scuole, ospedali, trasporti) che noi non usiamo. Ma soprattutto: la cittadinanza non è un contratto fiscale. È identità. È diritto. È dovere.
Chi vive fuori dall’Italia è italiano come chi vive dentro. Punto.
Noi esistiamo. È ora che l’Italia lo ricordi.
Chiediamo: un Ministero per gli Italiani nel Mondo, dedicato e competente, una rappresentanza parlamentare proporzionale al nostro numero reale. Servizi consolari efficienti e non da terzo mondo. Rispetto.
Viviamo all’estero, ma non abbiamo mai lasciato l’Italia.
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