La trasformazione del sistema elettrico è stata parzialmente avviata tra gli anni Duemila e i passi successivi: privatizzazioni, programmi di lotta alle connessioni illegali, introduzione di sanzioni e piani integrali di settore.
Tuttavia, nonostante queste iniziative, la struttura resta costantemente sotto pressione: gli impianti di generazione non riescono a stare al passo con la domanda, mentre la rete di distribuzione continua a perdere cifre elevate—tecniche e commerciali—e blocca un’efficiente riscossione tariffaria
L’attuale governo ha cercato di invertire la rotta, inserendo il settore energetico in una strategia più ampia di riforma pubblico-amministrativa (l’Estrategia Nacional de Desarrollo 2030), introducendo un piano di riforma energetica che punta a promuovere le rinnovabili e a rafforzare l’amministrazione del servizio. Ma rimangono forti ostacoli strutturali: clientelismo, scarsa continuità tra amministrazioni e lentezza nell’applicare riforme profonde.
Il malcontento esploso nelle piazze riflette frustrazione e sfiducia. La domanda è semplice e stringente: il governo riuscirà finalmente a eliminare i blackout che affliggono il Paese da generazioni? La risposta richiede molto più di interventi spot: servono visione a lungo termine, istituzioni capaci e trasparenti, investimenti infrastrutturali e riforme legislative coraggiose. Se queste condizioni si realizzeranno, potrebbe essere la volta buona per dire addio a una piaga che rallenta lo sviluppo e mina la convivenza sociale.

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