mercoledì 3 dicembre 2025

“Torna al tuo Paese?”


È la frase più stupida che si possa dire a chi ha scelto la Repubblica Dominicana.

C’è una frase che, negli ultimi anni, sta diventando il simbolo dell’arretratezza culturale nei social dominicani:
“Si no te gusta, vete a tu país.”
La versione italiana non è migliore: “Se non ti piace, torna da dove sei venuto.”

Una frase talmente povera di intelligenza, di logica e di dignità che, se fosse un prodotto, avrebbe l’etichetta: “Contiene tracce pericolose di ignoranza.”

Perché chi la pronuncia non si rende conto di una cosa fondamentale:
noi stranieri residenti questo Paese lo abbiamo scelto.
Non siamo capitati qui per sbaglio. Non ci ha portati un pacco Amazon.
Lo abbiamo scelto con la testa, con il cuore, con i nostri risparmi, con il nostro tempo e con la nostra vita.

Allora la domanda è semplice: qual è davvero il “nostro Paese”?

Quello dove siamo nati, per puro caso biologico?
O quello dove decidiamo di vivere, di lavorare, di investire, di innamorarci, di pagare tasse, di aprire imprese, di far studiare i nostri figli, di contribuire – giorno dopo giorno – alla crescita di una comunità?

È molto ironico che proprio chi ci dice “torna al tuo Paese” sia spesso la stessa persona che non ha mai investito un centesimo né un minuto per migliorare la propria comunità.
Mentre chi arriva dall’estero – italiani, francesi, canadesi, tedeschi, argentini – apre attività, assume persone, porta competenze, crea opportunità e vede il potenziale dove altri vedono solo abitudini e rassegnazione.

Criticare non è mancare di rispetto.

È un atto d’amore.

Fare una critica costruttiva non significa “disprezzare il Paese”: significa volerlo vedere crescere.
È esattamente il contrario:
solo chi ama un luogo ha voglia di migliorarne i difetti.
Gli indifferenti non criticano, perché non gli importa nulla.
Chi ama, invece, parla. Suggerisce. Propone. Indica dove si può fare meglio.

Non si costruisce niente mettendo la testa sotto la sabbia.
E non si costruisce niente insultando chi si impegna.

La verità fastidiosa, che tanti non vogliono ammettere, è semplice:

molti stranieri residenti fanno più per la Repubblica Dominicana
di quanto faccia chi passa le giornate a commentare sciocchezze su Facebook.

Paghiamo tasse.
Creiamo lavoro.
Rispettiamo la legge.
Investiamo i nostri risparmi.
E soprattutto speriamo: speriamo in un Paese che può e deve essere migliore.

Chi dice “torna al tuo Paese” dimostra due cose:

  1. Non capisce cosa significhi appartenere a una comunità.

  2. Non ha argomenti, quindi usa slogan da bar.

Ma la risposta migliore è una sola:
“Io nel mio Paese ci sto già. Perché il mio Paese è quello che scelgo, non quello che mi capita.”

E molti di noi hanno scelto, con consapevolezza e con amore,
la Repubblica Dominicana.

Chi non capisce questo, forse dovrebbe essere lui a fare un viaggio,
non noi.

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