“Novitalia” di Ennio
Marchetti, scrittore italiano che da 26 anni vive nella Repubblica Dominicana, è molto più di un romanzo: è un atto d’amore verso l’identità
italiana, un’esplorazione affettuosamente ironica del concetto di appartenenza,
una saga famigliare che si trasforma, pagina dopo pagina, in un’utopia
possibile.
Ambientato in tre isole sperdute
del Pacifico, il romanzo segue per oltre un secolo le vicende della famiglia
Ferraris, discendente di emigranti piemontesi partiti nel 1906 alla ricerca di
fortuna. Quello che inizia come un semplice insediamento isolato si trasforma,
attraverso generazioni di commercianti, musicisti, latin lover e idealisti, in
una piccola nazione chiamata Novitalia, fondata non su guerre o
rivoluzioni, ma su tradizioni tramandate, ostinazione culturale, cucina
piemontese e una lingua che resiste ai tropici.
Il lettore attraversa l’epopea
dei Ferraris, da Giovanni, il capostipite accolto con curiosità dal re
dell’isola di Singa Mai, fino a Giuliano, il giovane presidente che nel 2025, di fronte alla negazione della cittadinanza
italiana, proclama la nascita di uno Stato che non ha bisogno di
riconoscimenti internazionali per sentirsi profondamente italiano.
Tra canzoni popolari, passaggi
alla radio e cartelli all’ingresso delle isole che recitano “Se non siete
italiani, non sbarcate”, il romanzo racconta con tenerezza e ironia
l’ostinazione identitaria di chi non vuole dimenticare da dove viene.
Una lettura godibile, brillante,
che fa sorridere e riflettere. Novitalia non è solo una nazione
immaginaria: è una metafora potente del bisogno di sentirsi parte di qualcosa,
anche quando il mondo ti volta le spalle. E in tempi di identità fragili e
cittadinanze precarie, questa piccola repubblica delle emozioni ha molto da
dire.
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